A quanti di voi è capitato di assistere ad un incidente, sia in ambito domestico che esterno, e non essere stati in grado di soccorrere l’infortunato? Per ovviare a questo tipo di difficoltà può tornare utile la frequentazione di un corso di Primo Soccorso e Rianimazione.
L’apprendimento delle varie tecniche di salvataggio, non ancora obbligatorio, ma fortemente consigliato, è stato infatti inserito sia nei programmi scolastici che negli ambienti lavorativi.
Quando però l’incidente avviene in un ambiente acquatico, essere dotati delle cognizioni di base di un Primo Soccorso non basta. Leggiamo purtroppo di tentativi di salvataggio in mare da parte di soccorritori occasionali, che non solo falliscono miseramente, ma pongono lo stesso soccorritore in situazioni di pericolo estremo.
Le nostre sezioni territoriali, nate verso la fine degli anni novanta in provincia di Cosenza, hanno lo scopo di diffondere a quante più persone possibili, amanti dell’ambiente acquatico (mare, laghi, piscine), le tecniche di salvataggio più idonee da applicare a seconda della situazione e del proprio stato di allenamento.
Alla fine del corso per bagnino di salvataggio, sarà rilasciato un brevetto lavorativo valido su tutto il territorio dell’Unione Europea. Inoltre, il notevole bagaglio tecnico acquisito permetterà di poter operare con sicurezza in caso di incidente acquatico al di fuori del lavoro e di offrire al contempo un prezioso ausilio al bagnino di salvataggio “ufficiale” presente in piscina o nello stabilimento balneare.
Nel 1871 a Genova, un gruppo di emeriti cittadini, tra i quali il Prof. Maragliano, inventore del vaccino antitubercolare, diede vita alla Società Ligure di Salvamento il cui Statuto Fondamentale ancor oggi conserva la sua attualità: “Organizzare l’opera di salvataggio costiero, d’alto mare e sulle rive interne, cooperare al soccorso dei naufraghi e sovvenire le famiglie indigenti della classe marinara e affini; cooperare all’estinzione degli incendi in mare, sui laghi, sui fiumi e canali navigabili; prevenire e impedire le asfissie per sommersione; divulgare le arti marinaresche e analoghe e specialmente favorire lo sviluppo fisico e morale marinaro della gioventù; creare e assecondare utili iniziative di sua natura e scopo”.
Nel 1876 l’attuale denominazione di Società Nazionale di Salvamento e nello stesso anno con Decreto a firma del re Vittorio Emanuele II viene eretta in Ente Morale. Per la sua azione filantropica essa viene costantemente sostenuta dal governo nazionale, dalle comunità locali, nonché dai privati. In ottemperanza ai dettami statutari, la S.N.S. avviò anche un’attività di ricerca contribuendo a diffondere e insegnare nuove tecniche di rianimazione e respirazione artificiale via via che le stesse venivano ideate e perfezionate.
Numerosi e illustri personaggi che hanno scritto la storia d’Italia, aderirono alla S.N.S. manifestando così il loro concreto contributo al sodalizio. Come si evince dalle pagine dell’Albo d’Onore della S.N.S. i Re d’Italia sin da Vittorio Emanuele II, così come il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, furono Presidenti Onorari; furono invece soci onorari, tra gli altri, Giolitti, Salandra, Orlando, Sella, Brin, Nitti, Rattazzi, Marconi, Durand De La Penne.
Ben presto la S.N.S., cosciente dei risultati conseguiti, cerca di dare una dimensione internazionale al problema del salvataggio e quindi organizza a Genova un congresso mondiale nel quale vennero presentati gli “asili di soccorso”, costruzioni dotate degli strumenti più idonei per prestare i primi soccorsi ed istallate sulle spiagge maggiormente frequentate. Nel 1918 una circolare del Ministero dei Trasporti Marittimi e Ferroviari, imponeva alla Capitanerie di Porto del regno di fare obbligo a tutto il personale addetto agli stabilimenti balneari di comprovare l’idoneità nel nuoto, nella pratica del primo soccorso e della respirazione artificiale.
Le Capitanerie di porto si rivolsero alla S.N.S. che, dopo un propedeutico corso e un esame di idoneità, rilasciava un brevetto di “Soccorritore di spiaggia”, antesignano del Bagnino di Salvataggio. Si arriva successivamente a ipotizzare la figura del Bagnino di Salvataggio che, vista la sua utilità, diventa, con Legge dello stato dei primi anni ’30, obbligatoria in tutti gli stabilimenti balneari.
Ai nostri giorni
L’ininterrotta presenza della S.N.S. sulle spiagge italiane, negli oltre 130 anni della sua storia, ha reso certamente più sicura la balneazione e la figura del Bagnino di Salvataggio è divenuta familiare e rassicurante. Oggi la S.N.S., Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (O.N.L.U.S.), dal 1997 è iscritta nell’elenco delle Organizzazioni Nazionali di Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile.
Il Presidente della S.N.S., Dott. Giuseppe Marino, è membro del Comitato Nazionale delle Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile; l’associazione sta, infatti, sviluppando una forte aggregazione tra i giovani con programmi per lo sviluppo del volontariato di Protezione Civile, offrendo loro il materiale necessario per l’addestramento e il pronto intervento, non solo sul mare, ma dovunque le particolari emergenze lo richiedano. Oltre lo svolgimento dei tradizionali corsi di formazione per “Bagnino di salvataggio”, promuove attività, manifestazioni e iniziative di sensibilizzazione alla sicurezza balneare e alla prevenzione e soccorso degli incidenti in mare e svolge un’intensa attività di volontariato sulle spiagge libere e non.
I volontari della S.N.S. sono inoltre intervenuti non solo in occasioni di grandi emergenze quali il terremoto del Molise (2002), nell’emergenza del Kosovo a Valona (Albania) e durante il terremoto delle Marche e Umbria, ma hanno prestato la loro opera di soccorso anche in caso di emergenze locali. La S.N.S. inoltre è iscritta alla I.L.F. (International Lifeboat Federation), organizzazione internazionale che raccoglie tutte le maggiori associazioni mondiali del settore. Attualmente la S.N.S. conta oltre 200 Sezioni Territoriali dislocate sul tutto il territorio nazionale e circa 65.000 soci.